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ENI punta sull'idrogeno per un futuro sempre più green

16 feb 2021 | 3 Minuti di lettura
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ENI è stata tra le aziende più colpite dalla pandemia di Covid-19. Due le cause principali che hanno portato i prezzi delle azioni del Cane a sei zampe verso il basso: il primo è relativo alla correlazione del titolo con il petrolio, che ha subito una forte contrazione nei primi mesi del 2020 per poi iniziare una lenta ripresa. Il secondo è invece relativo all’accelerazione del percorso di transizione energetica spinto dal Recovery Fund europeo di cui il Green Deal è architrave e dall’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, che ha confermato il suo impegno per le tematiche ambientali anche facendo rientrare gli USA negli Accordi di Parigi.

Idrogeno: l’energia verde del futuro

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ENI è stata tra le aziende più colpite dalla pandemia di Covid-19. Due le cause principali che hanno portato i prezzi delle azioni del Cane a sei zampe verso il basso: il primo è relativo alla correlazione del titolo con il petrolio, che ha subito una forte contrazione nei primi mesi del 2020 per poi iniziare una lenta ripresa. Il secondo è invece relativo all’accelerazione del percorso di transizione energetica spinto dal Recovery Fund europeo di cui il Green Deal è architrave e dall’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, che ha confermato il suo impegno per le tematiche ambientali anche facendo rientrare gli USA negli Accordi di Parigi. Le energie pulite saranno quindi uno dei temi più importanti nel prossimo futuro e le società che operano nel settore dell’oil&gas, ENI inclusa, stanno intraprendendo un percorso di conversione puntando sempre più su fonti energetiche verdi. Tra le varie energie del futuro vi è sicuramente l’idrogeno, che secondo Bank of America prenderà il 25% della quota di tutta la domanda di petrolio entro il 2050. Per la banca, entro il 2050 il mercato raggiungerà un valore di 2.500 miliardi di dollari con un potenziale infrastrutturale di 11.000 miliardi di dollari.

Questo tipo di energia è al centro dei piani di molti Governi, Cina inclusa, e nel medio termine potrebbe aiutare a tagliare le emissioni anche in merito alla mobilità su strada. Guardando al Vecchio Continente, le previsioni di H2IT indicano come il mercato potrebbe sviluppare al 2050 5,4 milioni di posti di lavoro e un giro d’affari per 820 miliardi di euro l’anno. L’IEA sostiene come attualmente la domanda di idrogeno stia continuando a salire e che questa fonte permetterà di tagliare 830 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 a livello globale. In questo quadro ENI potrebbe essere tra le società leader del comparto, specie se si considera che già al giorno d’oggi il gruppo è tra i primi produttori e consumatori di idrogeno in Italia. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi attualmente produce idrogeno tramite i sistemi CCS, lo sviluppo del sistema kGas, l’elettrolisi dell’acqua e la tecnologia Waste-to-Hydrogen che cerca di produrre idrogeno dalla gassificazione di rifiuti non riciclabili. ENI sta inoltre sviluppando competenze nel campo di miscele tra idrogeno e gas naturale, perfezionando una tecnologia per incrementare la percentuale di idrogeno che alimenta le turbine a gas e generare elettricità con basso contenuto di carbonio.

*Fonte dati: IEA, comunicazioni societarie, Bank of America e H2IT.

ANALISI TECNICA

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Da un punto di vista grafico, le quotazioni di ENI si trovano nei pressi della linea di tendenza ottenuta collegando i massimi del 2 aprile e 8 giugno 2020. Un superamento di questo ostacolo, magari con una chiusura giornaliera superiore a 9,21 euro, permetterebbe ai prezzi di dare vita a una seconda gamba di rialzo che andrebbe a proseguire il movimento iniziato dai minimi di ottobre 2020. In tal senso un obiettivo dell’ascesa potrebbe trovarsi a 10,19 euro, area di chiusura del gap down aperto dal 9 marzo 2020. Per il mantenimento della fase positiva è tuttavia importante che i corsi si mantengano al di sopra della zona di 8,194 euro, dove passa il supporto lasciato in eredità dai massimi del 18 novembre 2020 che costituisce la base della congestione iniziata a dicembre 2020.

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Rischi

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