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Weekly Note: BCE alza i tassi dello 0,50% anche con le tensioni su banche

20 mar 2023 | 2 Minuti di lettura
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Nel corso della settimana appena trascorsa, il focus degli investitori è stato rivolto principalmente a due elementi. Il primo è relativo alla vicenda Credit Suisse, che ha provocato una serie di vendite diffuse soprattutto in Europa dopo che il suo principale azionista, Saudi National Bank, ha detto di non poter più fornire liquidità alla banca. Il secondo elemento monitorato dagli investitori è relativo alla riunione della BCE.

Scarica il PDF della Weekly Note - Settimana 20/03- 24/03

Tabella weekly Banche

Nel corso della settimana appena trascorsa, il focus degli investitori è stato rivolto principalmente a due elementi. Il primo è relativo alla vicenda Credit Suisse, che ha provocato una serie di vendite diffuse soprattutto in Europa dopo che il suo principale azionista, Saudi National Bank, ha detto di non poter più fornire liquidità alla banca. Il secondo elemento monitorato dagli investitori è relativo alla riunione della BCE. A dispetto dei tumulti sul settore bancario, la Banca centrale ha tenuto la barra dritta sul suo percorso di rialzo dei tassi ritoccandoli di 50 punti base. L’istituto ha tuttavia rimosso le indicazioni sulle future mosse di politica monetaria, ribadendo come l’approccio resti dipendente dai dati. Per l’istituto centrale europeo, l’inflazione resterà elevata per troppo tempo. Lagarde ha espresso fiducia sul comparto bancario europeo, anche se ha detto di monitorare attentamente la situazione. L’Eurotower si è detta pronta ad intervenire se si dovessero verificare pericoli alla stabilità finanziaria del blocco. In merito alle proiezioni, l’inflazione core è attesa al 4,6% nel 2023, al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. La crescita dell’Eurozona dovrebbe invece attestarsi all’1% nel 2023 e all’1,6% nel 2024 e nel 2025.

APPUNTAMENTI MACRO

Data
Appuntamenti in calendario
Lunedì
20/03
Si conoscerà l’indice dei prezzi alla produzione tedesco di febbraio.
 
Martedì 21/03 Focus sugli indici ZEW tedeschi e dell’Eurozona di marzo. Nel pomeriggio, si conosceranno le vendite di case esistenti in USA (febbraio).
Mercoledì 22/03
Saranno pubblicati i dati sull’inflazione inglese di febbraio. Gli operatori si concentreranno poi sul meeting della Fed.
Giovedì 23/03 Oltre alla fiducia al consumo dell’Eurozona (marzo, preliminare), per gli USA saranno pubblicati i dati sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultima settimana, sull’indice di attività nazionale elaborato dalla Fed di Chicago e sulle vendite di case nuove di febbraio.
Venerdì 24/03 Verranno rese note le rilevazioni sulle vendite al dettaglio inglesi e gli S&P Global PMI manifatturiero, dei servizi e composito di marzo (preliminare) per Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito e USA. Per gli Stati Uniti focus anche sugli ordini dei beni durevoli di febbraio (preliminare).

 

 

 

Riunione Fed sotto i riflettori

Nella settimana appena cominciata, i riflettori saranno principalmente rivolti alla riunione della Federal Reserve, prevista per il 22 marzo. Nelle ultime ottave e dopo la vicenda SVB, sono cresciute le attese in merito ad un aumento dei tassi più contenuto. Secondo il CME FedWatch Tool, le probabilità di un ritocco del costo del denaro da 25 punti base sono l’87,8% contro un 12,2% relativo ad un mantenimento all’intervallo 450-475 punti base. Nel meeting, uno sguardo particolare sarà rivolto alle proiezioni economiche e sui tassi da parte dell’istituto centrale a stelle e strisce. Per quanto riguarda i dati macroeconomici, sarà posta una particolare attenzione agli S&P Global PMI preliminari previsti per il prossimo 24 marzo. Stando alle attese di Bloomberg, le misurazioni su manifattura e servizi dell’Eurozona sono attese rispettivamente a 49 e 52,5 punti (precedenti a 48,5 e 52 punti). Per quanto riguarda gli Stati Uniti invece, i dati dovrebbero attestarsi a 47,3 e 50,3 punti (rilevazioni di febbraio a 47,3 e 50,6 punti). Lato Banche centrali, è da segnalare che il prossimo 23 marzo la BoE è attesa alzare i tassi di 25 punti base, portandoli al 4,25%. Per la Fed è attesa invece la consueta conferenza stampa dopo la riunione del Presidente Jerome Powell. Lato BCE invece, sono attesi gli interventi di Lagarde, Villeroy (21 marzo), Lane, Rehn, Wunsch, Panetta, Nagel (22 marzo), Stournaras, Holzmann, Lane (23 marzo), de Cos e di nuovo Nagel (24 marzo).

Banche: quali implicazioni dopo SVB e CS?

Il fallimento della Silicon Valley Bank e la vicenda Credit Suisse hanno messo sotto pressione il comparto bancario. In sintesi, SVB è fallita per via dei suoi acquisti considerati sicuri di bond statali o obbligazioni ipotecarie garantite dallo Stato. Il pagamento degli interessi fissi tuttavia non ha tenuto il passo con il veloce rialzo del costo del denaro da parte della Fed. A fine 2022, la svalutazione di tali strumenti aveva portato la banca a vedere $17 miliardi in perdite potenziali. Il panico è scattato quando l’istituto ha annunciato che avrebbe registrato una perdita da $1,8 miliardi, cercando di raccogliere capitale per $2,25 miliardi. Con la corsa agli sportelli da $42 miliardi, l’istituto non è riuscito a tenere il passo con le richieste. Questo ha innescato l’intervento dei regolatori e la chiusura di SVB. La Signature Bank è stata successivamente chiusa per via di non essere riuscita a tenere il passo con le richieste di ritiro del denaro. Queste vicende hanno alzato le previsioni in merito ad un rialzo dei tassi da 25 pb da parte della Fed. Dall’altra parte dell’oceano, la fiducia nel sistema bancario è stata minata da Credit Suisse, con il suo principale investitore Saudi National Bank che ha detto di non essere più in grado di fornire assistenza finanziaria all’istituto per questioni normative. Nel fine settimana, la situazione ha portato UBS ad acquistare CS per 3,25 miliardi di dollari. Oltre a ciò, la Banca centrale svizzera fornirà 100 miliardi di franchi in liquidità a UBS. In generale, la situazione sul settore bancario è profondamente diversa rispetto a quella del 2008 e l’elevatissima regolamentazione post crisi rende più difficile l’effetto contagio. I crolli potrebbero dunque rappresentare un’opportunità, specie se portassero il settore a multipli più interessanti.

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Intesa Sanpaolo- 1 anno - Fonte: Bloomberg
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Intesa Sanpaolo- 5 anni - Fonte: Bloomberg

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Rischi

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