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Weekly Note: Borse: riflettori su inflazione USA e conti 4° trimestre

12 gen 2023 | 4 Minuti di lettura
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Gennaio è partito in maniera decisamente positiva per i maggiori indici di Borsa a livello globale. Diverse le tematiche da monitorare, in primis quelle relative all’inflazione statunitense di dicembre, attesa al 6,5% dagli dagli analisti censiti da Bloomberg, in ulteriore calo rispetto al 7,1% archiviato a novembre.

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Gennaio è partito in maniera decisamente positiva per i maggiori indici di Borsa a livello globale. Diverse le tematiche da monitorare, in primis quelle relative all’inflazione statunitense di dicembre, attesa al 6,5% dagli dagli analisti censiti da Bloomberg, in ulteriore calo rispetto al 7,1% archiviato a novembre. La misurazione sarà monitorata attentamente dalle Federal Reserve per quello che riguarda il prossimo aumento dei tassi nel meeting di fine mese. Al momento, il CME FedWatch Tool stima che il prossimo 1° febbraio la Federal Reserve alzerà i tassi di 25 punti base con il 78,2% di probabilità. Rimanendo in ambito Fed, Mary Daly e Raphael Bostic, rispettivamente Presidenti della Federal Reserve di San Francisco e Atlanta, hanno detto che i tassi dovranno salire oltre il 5% prima che i rialzi vengano fermati. Dopo aver raggiunto tale livello inoltre, il costo del denaro dovrebbe rimanere stabile per diverso tempo. L’indice dei prezzi al consumo sarà osservato speciale anche in Eurozona, con la rilevazione finale che sarà pubblicata il prossimo 18 gennaio e dovrebbe essere confermata al 9,2%. Per quanto concerne il Regno Unito, il Capo Economista della BoE, Huw Pull, ha detto che le pressioni inflazionistiche nel Paese potrebbero raffreddarsi in un contesto di indebolimento del mercato del lavoro e di un avvicinarsi della recessione. Le attenzioni questa settimana saranno anche rivolte all’avvio della stagione delle trimestrali: stando ai dati FactSet, le proiezioni sui risultati del 4° trimestre 2022 sono per un calo degli utili del 4,1% su base annuale per quello che concerne le società dell’S&P 500. Se ciò dovesse effettivamente avvenire, si tratterebbe della prima flessione dei profitti dalla pandemia del 2020. Dai conti societari si comprenderanno diversi elementi, come l’impatto del rallentamento economico e dell’alta inflazione e come le big cap americane affronteranno il taglio dei costi.

AGENDA MACRO

Data Appuntamenti in calendario
Giovedì
12/01
Le attenzioni degli investitori saranno rivolte all’inflazione USA di dicembre e alle richieste di sussidi di disoccupazione statunitensi dell’ultima settimana.
Venerdì 13/01 Saranno pubblicati i dati sulla produzione industriale di Italia ed Eurozona di novembre, mentre per la Francia è attesa l’inflazione di dicembre (finale). Per gli USA invece, si conosceranno i dati sulla fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan (gennaio, preliminare).
Lunedì 16/01 Nessun dato da monitorare.
Martedì 17/01 Si conosceranno le rilevazioni sull’inflazione tedesca di dicembre (finale). Attenzione anche agli indici ZEW della Germania (gennaio) e per gli USA all’indice manifatturiero dello Stato di New York.
Mercoledì 18/01 Focus sull’inflazione inglese e dell’Eurozona di dicembre. Lato USA, si conosceranno i dati sulle vendite al dettaglio e sull’indice dei prezzi alla produzione (dicembre). In serata, la Fed rilascerà il Beige Book.

Focus: settore tecnologico

Società tech USA: il peggio è alle spalle?

Il settore tecnologico statunitense è stato sotto pressione nel 2022. Il principale indice tech USA, il NASDAQ 100, ha lasciato sul terreno il 28,34%, penalizzato principalmente dall’aumento del costo del denaro della Fed. Il report di dicembre sul mercato del lavoro USA potrebbe aver fornito un primo indizio sulla possibile fine della lotta all’inflazione dell’istituto centrale statunitense grazie alla decelerazione dei salari. Tuttavia, anche il potenziale rallentamento economico potrebbe avere delle ricadute negative sul comparto, specie per quanto riguarda i consumi. Alcune risposte si avranno con la prossima stagione delle trimestrali. In un contesto in cui lo scenario di politica monetaria restrittiva potrebbe essere scontato, si può guardare al Certificato Memory Cash Collect Express di Vontobel con ISIN DE000VV3RWE1 e sottostante un basket composto da Alphabet, Amazon, Apple e Microsoft. Con questo Certificate si può ottenere una cedola mensile di 1,05 euro se, alle date di valutazione intermedie, il prezzo dei titoli è uguale o superiore alla Soglia Bonus. Il Certificate beneficia dell’Opzione Memoria, che consente all’investitore di incassare successivamente i premi non pagati e dell’Opzione Autocallable, che prevede la scadenza anticipata se alle date mensili di rilevazione i sottostanti quotano come o più del Livello Autocall. A scadenza (16 giugno 2025), se tutti i sottostanti quoteranno ad un prezzo pari o superiore a quello della Barriera, l’investitore otterrà il valore nominale del prodotto, oltre al premio del periodo e a quelli eventualmente conservati in memoria. Se il prezzo di uno dei sottostanti si dovesse trovare al di sotto della Barriera, il Certificato replicherà la performance del Worst-of.

 

Dai Fatti agli Effetti

Apple: diminuisce la dipendenza dalla Cina

Il Fatto

Uno dei prossimi mercati cruciali per Apple potrebbe essere l’India. Nel periodo aprile-dicembre 2022, la società ha esportato verso il Paese 2,5 miliardi di iPhone verso il Paese, circa il doppio delle previsioni per l’intero anno fiscale. Secondo le indiscrezioni di Bloomberg, Foxconn e Wistronn hanno spedito all’estero oltre 1 miliardo di dollari in prodotti della mela morsicata nei primi nove mesi dell’anno fiscale in corso, mentre Pegatron è sulla buona strada per raggiungere i 500 milioni di dollari entro la fine di gennaio. La crescita delle esportazioni, secondo gli analisti, evidenzia le pressioni del colosso di Cupertino di sganciarsi dalla dipendenza cinese, dopo che i blocchi alle fabbriche di alcuni dei suoi maggiori fornitori hanno evidenziato la fragilità della catena di approvvigionamento. Un’alternativa a Pechino potrebbe essere proprio l’India, che al momento rappresenta solo una piccola quota nella produzione di dispositivi Apple.

 

L'Effetto

Al momento, dei 46 analisti censiti da Bloomberg che seguono Apple, 36 forniscono un giudizio buy, 8 hold e 2 sell. Il prezzo obiettivo a 12 mesi medio è 171,99 dollari, il 33% circa in più rispetto alle quotazioni attuali. Da un punto di vista grafico, le azioni Apple mostrano una situazione interessante, con i corsi che hanno fermato la discesa a ridosso del supporto orizzontale a 123,60 dollari. Se il rimbalzo dovesse proseguire, si potrebbe osservare un approdo verso l’area resistenziale compresa tra i 134,66 dollari e i 140 dollari, dove passano rispettivamente il livello statico espresso dai massimi del 13 aprile 2021 e la linea di tendenza ottenuta collegando i top del 17 agosto e 15 novembre 2022. Al contrario, una flessione sotto la soglia psicologica dei 120 dollari verrebbe interpretata negativamente, con potenziali target successivi sui 110 dollari.

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Apple - 1 anno - Fonte: Bloomberg
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Apple - 5 anni - Fonte: Bloomberg

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Rischi

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